Diagnostica prenatale per la salute del feto? L’importanza di affidarsi ad un professionista

Abbiamo già ampiamente discusso di argomenti relativi alla diagnostica prenatale che, visto l’avanzare dell’età delle neo-mamme, si rende sempre più necessaria.
C’è da dire, poi, che diagnosticare precocemente consente di trattare, e a volte risolvere, determinate patologie embrio-fetali affinché si assicuri al nascituro il miglior stato di salute possibile. Ed è proprio in questo ambito che rientra la diagnostica prenatale abbinata ad un ginecologo di fiducia il quale segua passo dopo passo la gravidanza affinché mamma e bimbo ricevano la continuità assistenziale di cui hanno bisogno.

E’ lo stesso dottor Guido Dalla Rosa Prati, responsabile del Poliambulatorio Dalla Rosa Prati di Parma, presso il quale si applicano tutti i protocolli sanitari consigliati a livello regionale, che sottolinea quanto sia importante eseguire test mirati affinché vengano diagnosticate eventuali anomalie fetali; tesi ampiamente condivisa dal suo collega dottor Maurizio Falzoi, direttore sanitario del Poliambulatorio Dalla Rosa Prati che, a questo proposito afferma: «E’ corretto, sia a fini clinici che per la doverosa attenzione umana verso le pazienti, fornire rassicurazioni e ridurre l’ansia che talvolta si associa alla gravidanza soprattutto quando ci si trova di fronte a coppie che affrontano un rischio elevato per patologie congenite. Il vantaggio di affidarsi ad uno specialista scegliendolo significa poter essere seguiti in tutte le fasi della gravidanza dal proprio ginecologo di fiducia».

Per approfondire il discorso vediamo anche quando è consigliabile eseguire una diagnostica prenatale associata, ove necessario, alla consulenza del medico genetista; domanda alla quale il Dottore risponde in questo modo: «Lo screening prenatale per la trisomia 21, o sindrome di Down, atto a formulare un rischio paziente-specifico di avere un feto affetto, può essere applicato a qualsiasi paziente che voglia conoscere il proprio rischio di avere concepito un bimbo affetto da sindrome di Down. Al contrario, le tecniche di diagnosi prenatale invasiva, che si effettuano su cellule fetali (amniocentesi-funicolocentesi) o su cellule del trofoblasto (villocentesi), sono rivolte ad identificare i difetti congeniti, a ricercare possibili agenti infettivi o a valutare alcuni parametri ematologici fetali in particolari patologie gestazionali. Ne consegue che le indicazioni per applicare tali tecniche devono essere attentamente indagate e vagliate insieme ai Medici Specialisti più opportuni, dal Ginecologo al Genetista, dal Neonatologo al Microbiologo. Per citare solo  le più frequenti si può ricordare l’età materna dai 35 anni in su, la presenza di un genitore o di un figlio affetti da patologia cromosomica, un sospetto di anomalia strutturale fetale evidenziata all’ecografia o di infezione materna rilevata dagli esami ematologici, la positività di uno screening prenatale, precedenti eventi avversi della gravidanza come un aborto ricorrente o la morte endouterina del feto».

A questo proposito, come già ampiamente trattato, vi ricordiamo che vista l’invasività, i costi ma anche i rischi, seppur minimi, di aborto, questi esami non sono eseguiti su tutte le pazienti incinta ma solo su quelle donne in cui si riscontra un rischio maggiore di patologie genetiche, individuate secondo la serie di parametri indicata dal Dott. Maurizio Falzoi.
In conclusione vale, ancora una volta, il consiglio di affidarsi ad un professionista che sappia seguire  il corso della vostra preziosissima gravidanza.