Metodo Stamina: cos’è?

Il Metodo Stamina è un nuovo metodo di cura ancora in fase sperimentale finalizzato a riprogrammare le cellule staminali adulte mediante il prelievo di cellule  staminali Mesenchimali. Tale metodo, insomma, aiuterebbe i tessuti a rigenerarsi.

L’ideatore del Metodo Stamina è il Professor Vannoni, docente di Neuroscienze Cognitive presso l’Università di Udine. La terapia si basa sull’utilizzo di cellule staminali prelevate dalla parte spugnosa dell’osso, in genere dal bacino, che poi vengono  lavorate al fine di dar vita ad un elevato numero di cellule progenitrici. Le cellule possono essere prelevate da chiunque e non vi è alcun rischio di rigetto. Una volta prelevate, le stesse vengono suddivise in 5 culture diverse per ottenere 5 diverse tipologie di cellule, ognuna con una sua funzione. L’importanza delle cellule progenitrici è quella di dar vita ad una vera e propria rigenerazione dei tessuti danneggiati, ma sono altrettanto importanti le immunoregolatrici che normalizzano il sistema immunitario, quelle che riorganizzano i vasi sanguigni, quelle che proteggono dal sistema immunitario, e quelle antinfettive che lottano contro le infezioni.

Questo è il Metodo Stamina utilizzato dal Professor Vannoni, ma molte polemiche si sono articolate attorno a questo metodo di cura ancora del tutto sperimentale, inoltre l’Aifa, non ha mai accettato l’utilizzo della terapia in quanto la considera dannosa per la salute del paziente.

In realtà, i ricercatori da anni tentano di impiegare le cellule staminali per la cura di molte malattie. Ad esempio, una ricerca del medico giapponese Shinya Yamanaka, che per primo ha trasformato le cellule umane adulte in cellule iPS (cellule pluripotenti) risale al 2006. In occasione della ricerca il medico provò ad appurare la capacità delle cellule staminali nel programmare e far crescere una miriade di altre cellule, dando ai ricercatori la possibilità di costruire organi umani interi dalle loro stesse cellule primordiali.

Secondo il professore Derrick J. Rossi della Medical School, uno degli autori dello studio e membro della HSCI, un vantaggio della terapia a base di cellule staminali risiede nella possibilità di costruire organi interi compatibili con il paziente, cioè verrebbe evitato il problema che il corpo di un paziente lo rigetti (come può avvenire nel caso di un trapianto di organo donato, riconosciuto come un corpo estraneo).

In questi giorni, il Metodo Stamina è ritornato a far parlare di sé a causa del caso della piccola Sofia, una bimba di tre anni colpita da una gravissima malattia neurodegenerativa: la Leucodistrofia Metacromatica. La vicenda della piccola è stata resa nota dal cantante Adriano Celentano e dalla trasmissione televisiva “Le Iene”.

Sofia ricevette una prima somministrazione di Cellule Staminali Mesenchimali qualche tempo fa, ma a causa di una serie di questioni burocratiche la terapia venne sospesa. Solo qualche giorno fa, grazie all’intercessione del Ministro Balduzzi, la piccola ha ottenuto l’autorizzazione a una seconda infusione, ma il tutto solo finché non si otterrà il responso giudiziario. Insomma, la seconda infusione potrebbe rappresentare anche l’ultima per la bambina. I genitori sono disperati e sperano in un giudizio positivo da parte della magistratura. Ma perché togliere l’ultima speranza a chi sta male?