Prevenzione del tumore al collo dell’utero

Care mamme,

le malattie sono un momento terribile nella vita di ognuna di noi, proprio per questo continuiamo a parlare di quanto sia importante la prevenzione. Oggi facciamo il punto sulla prevenzione del tumore al collo dell’utero, un male che colpisce ogni anno circa 3500 donne, una malattia che, però, se diagnosticata in tempo e curata può essere sconfitta.

Secondo i consigli della Guida rosa della prevenzione, ogni donna fra i 25 e i 64 anni dovrebbe sottoporsi ad un paptest ogni 3 anni. Un semplice controllo per prevenire malattie anche molto gravi. Il pap test consiste nel prelievo di un piccolo campione di cellule del collo dell’utero. Il test viene eseguito dal ginecologo o da un’ostetrica e dura pochi minuti.

Ma dagli Stati Uniti arriva un nuovo metodo diagnostico, meno invasivo del pap test benché non ancora sostitutivo. Una nuova tecnica che potrebbe aiutare a perfezionare la diagnosi. La nuova metodologia messa a punto dagli studiosi della University of Louisville, in Kentucky, si basa sull’esame del calore del sangue.

Lo studio recentemente pubblicato sulla rivista Plos One, indica questo esame come complementare e assolutamente non sostitutivo di uno screening con pap test, e prevede un’analisi del plasma, una componente del sangue che ricrea una sorta di “stampa a caldo”, una mappa diversa da persona a persona a causa delle diverse temperature delle proteine in esso presenti.

Si tratta di un esame non invasivo, che aiuta in fase di prevenzione e diagnosi a stabilire se la paziente è affetta dalla malattia e potrebbe servire inoltre a monitorarne il decorso. Secondo gli studiosi potrebbe, ad esempio, essere un ottimo strumento per capire se una terapia stia dando gli effetti sperati.

La tecnica sperimentale è stata impiegata in alcuni tipi di neoplasie, ovarico, del polmone e della pelle, e su altre patologie come il morbo di Lyme, l’artrite reumatoide, il lupus e le malattie dei motoneuroni. Una tecnica che rileva il calore del sangue e la forma del tracciato che lo stesso imprime, come spiegato dal dottor Nichola Garbett, fra i promotori della ricerca.

A cura di Manuela Boschetti