Mamma tigre versus mamma chioccia
Ovvero l’educazione inflessibile e spietata impartita alle figlie da una mamma cinese – fiera dei risultati ottenuti – contro quella iperprotettiva e sdolcinata di noi mamme italiane e occidentali.
A far venire alla ribalta su giornali e web la questione, un saggio pubblicato tempo fa sul Wall Street Journal dal titolo “Perché le madri cinesi sono superiori”. L’autrice, Amy Chua, professoressa di Legge alla Law School dell’Università di Yale, spiega, non senza peccare di modestia già nel titolo, perché i risultati degli studenti di Shanghai, alla luce degli ultimi test Pisa dell’Ocse, sono eccellenti e perché costoro sono prodigi nella musica. Il segreto starebbe tutto nell’educazione impartita fatta di disciplina ferrea, regole severissime, nessuno sconto, massima pena per ogni trasgressione e ogniqualvolta il risultato non venga raggiunto.
Nel saggio la donna descrive direttamente la sua esperienza, elencando alcune delle regole imposte alla sue figlie Sophia e Louisa, tra le quali spiccano il divieto di invitare o andare a giocare dagli amici, niente tv, niente videogame, nessuna attività extrascolastica che non sia scelta dalla madre stessa, solo il massimo dei voti.
L’apice lo raggiunge con alcuni racconti esemplificativi del suo metodo, come quando riuscì a far suonare a Louisa, anni 7, un pezzo al pianoforte molto difficile: con un crescendo di crudeltà – passatemi il termine ma secondo me ci sta tutto – le nasconde la casa delle bambole, minaccia di regalarne pezzo per pezzo all’Esercito della Salvezza, di farle saltare i pasti e i compleanni. La insulta dandole della smidollata, della patetica, della pigra, poi dalle minacce passa ai fatti: per tutta notte la obbliga a suonare, senza permetterle di andare in bagno o di bere un bicchiere d’acqua. Alla fine la poveretta riesce a suonare il brano ed è, a detta sua, talmente raggiante che non vorrebbe interrompersi più.
Questo, in estrema sintesi, il metodo suggerito dalla signora cinese perché i figli possano eccellere nella vita. Personalmente mi viene da chiedermi nell’ordine: qualcuno ha chiesto alla figlia della suddetta signora cosa pensa della madre, che ricordi ha della sua infanzia e se, in generale, è una persona realizzata e felice? In secondo luogo, bastano queste abilità – saper suonare bene uno strumento o praticare bene uno sport – per eccellere nella vita? Ora, senza arrivare all’estremo opposto di quei genitori – è vero, molto spesso dei paesi occidentali – a dir poco patetici che difendono a spada tratta figli fannulloni, svogliati e mammoni, non credo personalmente che trasformare la casa in una sorta di lager, diventare madri tiranne e spietate e trasformare i figli in piccoli odiosi genietti sia la strada giusta per far crescere dei bambini e di conseguenza, un giorno, delle persone adulte non solo felici ma anche equilibrate e responsabili. Per non parlare dei risvolti sulla sfera affettiva che, con un’educazione del genere, non so quali possano essere. Certo, l’educazione dei figli è un argomento molto delicato, personale e di non facile gestione – o meglio, spesso più facile da discutere che da mettere in pratica – ma credo che il buon senso e una giusta via di mezzo siano, come sempre, la strada migliore.