Embrioni scambiati durante la fecondazione: il dramma di una coppia di Roma
Care mamme,
Non possiamo esimerci dal parlare di una vicenda che ha dell’incredibile, venuta alla luce pochi giorni fa, che coinvolge l’ospedale “Sandro Pertini” di Roma, tristemente noto anche per la storia della giovane donna costretta ad abortire da sola in un bagno a causa dei medici obiettori.
A pochi giorni dalla sentenza della Consulta che ha fatto cadere il tabù della fecondazione eterologa in Italia (qui trovate il nostro articolo al riguardo), scatenando polemiche dal mondo cattolico, proprio la fecondazione assistita torna sotto i riflettori, con un caso che certamente farà discutere.
Una donna incinta di 4 mesi, sottoposta all’impianto di alcuni embrioni lo scorso dicembre con una procedura di fecondazione medicalmente assistita, ha scoperto che i due gemellini che porta in grembo non sono suoi. Dei test genetici a cui i feti sono stati sottoposti è, infatti, emerso che il patrimonio genetico non è compatibile con quello di mamma e papà. L’ospedale ha con ogni probabilità scambiato gli embrioni, impiantando in questa donna i figli di un’altra coppia.
Il fatto è accaduto nell’ambulatorio di Fisiopatologia della riproduzione e sterilità dell’ospedale romano «Sandro Pertini», dove la donna si stava sottoponendo alle cure per la fertilità. Dopo la triste scoperta la coppia, formata da due psicologi romani, ha scelto di portare avanti la gravidanza.
Secondo quanto dichiarato dal legale della coppia, il fatto ha un solo precedente al mondo in America, il che testimonia quanto la materia sia delicata. La donna sarebbe dunque intenzionata a proseguire la gravadanza, anche se, come confermato dal legale, la coppia sperava che la vicenda non diventasse di dominio pubblico, cosa che prevedibilmente ha sconvolto i futuri genitori, che ora chiedono solo privacy e riservatezza.
Due le ipotesi sollevate per spiegare l’errore: in primis il fatto che il giorno della procedura erano 4 le coppie in cura al centro per la fertilità, due delle quali con un cognome molto simile (solo 3 lettere diverse). Alcune fonti ospedaliere hanno sollevato il dubbio che al momento della chiamata per iniziare la procedura, quel nome così simile possa aver fatto alzare la futura mamma sbagliata. Ma l’altra ipotesi, la più probabile, è che l’errore sia avvenuto al momento dell’impianto degli embrioni, con uno scambio delle provette.
Le indagini interne al reparto, che nel frattempo è stato chiuso, dovranno valutare le eventuali responsabilità, come espressamente richiesto dalle istituzioni che hanno espresso il loro rammarico per quanto accaduto, i vertici regionali e il Ministro della Salute. Delle 4 coppie presenti il 4 dicembre scorso all’ospedale, 3 hanno avuto risultato positivo dal trattamento di fecondazione, mentre una no, proprio la coppia che da fonti interne sembra essere quella coinvolta nello scambio di provette.
A cura di Manuela Boschetti
(Foto: pixabay.com)