Disturbi alimentari, abusi sessuali, taglio cesareo e carriera: alcune delle cause della depressione post parto
Care mamme,
la depressione durante la gravidanza e nel post parto, purtroppo, è un mostro sempre in agguato che può impedirci di vivere appieno le gioie della maternità.
Secondo le stime della SIGO (Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia), in Italia sono molte le donne che ne soffrono e, se la gravidanza avviene prima dei 20 anni, può colpire addirittura 1 donna su 2.
I fattori scatenanti possono essere diversi ma, secondo un recente studio di un gruppo di ricercatori dell’Università del North Carolina, pubblicato sul Journal of Women’s Health, sarebbero più soggette alla depressione le donne che hanno sofferto di disturbi alimentari e che hanno subito violenze e abusi fisici e sessuali.
Per affermarlo, gli studiosi hanno monitorato 158 donne, di cui alcune in gravidanza e altre che avevano partorito da poco, in cura per la depressione. E’ risultato dunque che ben un terzo delle donne depresse aveva avuto problemi alimentari in passato e, di queste, molte avevano anche una storia di abusi fisici e sessuali alle spalle.
Come tutte noi sappiamo bene, la gravidanza e soprattutto il post partum sono dei momenti molto vulnerabili per le donne ma, alla diagnosi e al trattamento di questo malessere che può sfociare in depressione, non sempre viene dato il giusto peso e riconoscimento. Sottovalutare una depressione, infatti, come sottolinea la dottoressa Samantha Meltzer-Brody, autore principale dello studio e direttore del Programma di Psichiatria Perinatale all’Università del North Carolina, può avere conseguenze disastrose per la famiglia e per la salute mentale dei figli. I figli di madri depresse, infatti, hanno maggiori probabilità di sviluppare problemi di salute mentale e i figli di madri con un disturbo alimentare in atto potranno anche loro sviluppare dei disordini legati al cibo negli anni a venire.
Sempre rimanendo in tema di depressione, secondo un altro studio, condotto su oltre 10.000 mamme dai ricercatori della Yang-Ming University di Taiwan, sembrerebbe che anche il taglio cesareo metterebbe le neomamme più a rischio depressione. Inoltre, la probabilità sarebbe maggiore se il taglio è programmato (ben 48% di rischio in più), mentre la percentuale non è poi così alta se il taglio avviene in una situazione di emergenza. Il motivo di questo fenomeno risiederebbe nel senso di frustrazione, fallimento e perdita di controllo, soprattutto quando il chirurgo estrae il bambino dalla pancia, che il taglio cesareo provocherebbe nella partoriente. Sentimenti che invece non si manifesterebbero nelle donne che hanno messo al mondo il loro bambino naturalmente (anche se questo di certo non le rende immuni dal cadere in depressione).
Secondo l’OMS, il parto naturale rimane in assoluto il modo migliore per far nascere un bambino ma, nonostante questo, in molti Paesi si ricorre al parto cesareo con troppa leggerezza, perché considerato più veloce, pratico e indolore, senza che ci siano giustificati motivi di salute per mamma e bambino. In Italia, dopo alcuni anni in cui il cesareo sembrava essere diventato un po’ troppo “di moda”, si assiste oggi ad un minore ricorso alla chirurgia, a favore di un percorso di nascita più naturale.
Infine, tra le cause di una possibile depressione post partum, ci sarebbe anche la carriera lavorativa della neo-mamma, almeno secondo uno studio condotto dai ricercatori della Washington University e coordinato dalla sociologa Katrina Leupp. Il motivo sarebbero le grandi difficoltà con cui queste donne sono costrette a scontrarsi ogni giorno per conciliare famiglia e impegni professionali e che farebbero crescere in loro l’ansia di non essere all’altezza delle aspettative.
La ricerca ha coinvolto 1600 mamme, sia casalinghe che lavoratrici, che hanno dovuto rispondere a domande sulla propria vita privata e sul lavoro. Quando queste donne hanno raggiunto l’età media di 40 anni, i ricercatori hanno misurato i tassi di depressione, ottenendo i seguenti risultati: i casi di depressione erano preponderanti tra le casalinghe, ma le mamme divise tra lavoro e famiglia, con aspettative da supermamme, erano a maggiore rischio depressivo se confrontate con coloro che avevano una visione più realistica delle proprie possibilità.
Il problema, come spiega la dottoressa Leupp, è che a queste aspiranti superdonne “è stata venduta la favola che possono fare tutto, e anche di più. Senza però tener conto che, spesso, la maggioranza dei posti di lavoro sono adatti a chi non ha responsabilità familiari come per esempio i figli”. La realtà dei fatti, come sappiamo bene, è invece ben diversa e richiede tanti sacrifici, come ridurre le ore lavorative ad esempio o cercare, non sempre con risultati positivi, di farsi aiutare dal partner.
Quindi, secondo i ricercatori, visto che riuscire a gestire tutto contemporaneamente alla perfezione, non solo è difficile ma spesso anche improponibile, le mamme dovrebbero avere una visione più realistica dei propri limiti, senza considerarlo come una sconfitta, bensì come un’opportunità per valorizzare ciò che conta davvero, senza chiedere troppo a se stesse.
E voi, mamme, cosa avete da dire al riguardo? C’è qualcuna tra di voi che ha voglia di raccontare la sua esperienza legata al parto e all’eventuale sviluppo della depressione? Grazie in anticipo a tutte!