Mamma Siria: basta amniocentesi

Di pochi giorni una notizia interessante per le mamme presenti e futurenon servirà più fare l’amniocentesi, ma basterà un esame del sangue. Alcuni ricercatori olandesi hanno presentato, alla assemblea annuale della Società europea di riproduzione umana ed embriologia (Eshre), i risultati di un lavoro all’avanguardia. Grazie a esso, si potranno scoprire eventuali anomalie cromosomiche del feto evitando di sottoporsi all’amniocentesi, e ricorrendo a un campione di sangue. Il DNA del feto, infatti, è presente anche nel sangue della mamma e grazie a particolari sonde si potrà analizzare e testare.

Insomma, un’ottima notizia, considerando che comunque gli esami a cui la futura mamma deve sottoporsi sono moltissimi. L’amniocentesi è infatti un test molto delicato e anche tanto controverso.  È un esame rischioso (anche se le percentuali di aborto sono bassissime, esistono rischi di trasmissione infettiva madre-feto e diversi livelli di complicanze) per la mamma e per il feto ed è davvero invasivo. Proprio per questo andrebbe proposto solo a donne che hanno un’elevato rischio  di anomalie cromosomiche e che rispondono a una serie di caratteristiche ben precise. Non solo l’età elevata, quindi, ma una storia gravidica, personale e familiare clinica che presenti fattori di rischio.

L’impatto dell’amniocentesi, infatti, non andrebbe valutato solo da percentuali di rischio fisico-clinico, ma ne andrebbero considerate anche le implicazioni psicologiche. Capita che sia proposta così, come fosse un esame del sangue, e le mamme non vengono informate a dovere sulla procedura e sulla sua invasività. Subire un’amniocentesi senza sapere in cosa consiste può essere un’esperienza devastante per una mamma in attesa!

Di questo non è colpevole il test in sé, ovviamente, ma le procedure e i modi di fare del personale medico, che a volte si concentra molto sulla ricerca della patologia e molto poco sul rispetto della fisiologia, che comprende anche il benessere psicologico della futura mamma. Quindi ben vengano esami meno traumatici, che riducono il rischio di brutte sorprese e preservano di più l’integrità personale della mamma e del nascituro.