Riconoscere i sintomi dell’autismo

L’autismo è un disturbo che attualmente si sta diffondendo, il fenomeno appare in crescita: sembra che dalla percentuale di un caso ogni mille bambini si sia ormai arrivati a uno ogni 500. Sarà forse perché risulta più facile determinarlo rispetto al passato e grazie all’esistenza di metodi che riescono a rilevarlo come patologia dello sviluppo. Gli esperti non sono ancora in grado di determinare cause specifiche per il presentarsi della malattia, tuttavia esistono dei manuali diagnostici, ovvero il DSM IV redatto dall’American Psychiatric Association e l’ICD 10 pubblicato dalla World Health Organization, che forniscono una griglia di osservazione.

Ad ogni modo, per come gli esperti ne parlano, l’autismo è considerato una sindrome comportamentale causata da un disordine dello sviluppo, spesso biologicamente determinato, che si manifesta nei primi 3 anni di vita. E’ altresì valutato come una disabilità permanente che persiste lungo tutta la vita dell’individuo, tuttavia le caratteristiche possono variare da individuo ad individuo, così come l’influenza del disturbo rispetto allo sviluppo del soggetto affetto dal disturbo.

La diagnosi viene quindi effettuata secondo degli indicatori comportamentali, diffusi tra la comunità scientifica, ma non ancora universalmente accettati. Un aspetto importante da rilevare è che la parola autismo, viene spesso utilizzata impropriamente, è più corretto infatti parlare di disturbi dello spettro autistico.

Inoltre è utile menzionare che l’American Psychiatric Association include l’autismo tra i disturbi generalizzati dello sviluppo, tra i quali si integrano le patologie collegate all’alterazione del comportamento, della comunicazione e dell’interazione sociale. La definizione di autismo è stata elaborata circa sessant’anni fa e l’etimologia della parola, “autos” in greco significa se stesso, ci aiuta a capire che è una sindrome della solitudine e che per tal motivo nell’immaginario collettivo il mondo di una persona che presenta sintomi autistici, come il ripetere frasi o movimenti, sembra inaccessibile.

Autismo infantile: principali sintomi

Al momento non esistono precisi test genetici o biochimici, perciò la determinazione di questo disturbo si basa sull’analisi del comportamento, per cui la diagnosi deve tener in considerazione alcuni sintomi riconosciuti come segnali dello spettro autistico.

Alcuni sintomi sono facilmente riconoscibili, come i disturbi della comunicazione. Questi si possono rilevare quando il soggetto sotto analisi non parla, sia perché sembra non capace, sia perché non dimostra la volontà di farlo o semplicemente perché ripete frasi secche, senza senso apparente con ciò che accade. Se l’analisi riguarda un neonato, un segnale potrebbe essere che il suo sguardo sembra perso e non si focalizza negli occhi della mamma. Se il soggetto è più grande, potrebbe non rispondere ad un abbraccio, non sorridere o piangere seguito ad eventi particolari che dovrebbero provocare tali reazioni emozionali.

Altri soggetti potrebbero presentare un’apparente sordità, parliamo di casi in cui a precisi richiami non vi è risposta alcuna e ciò porterebbe a pensare che sussista un deficit uditivo.

Un altro sintomo che diviene evidente un po’ più tardi rispetto ai primi due è un evidente blocco all’interazione sociale. Se il bambino si isola e non presenta alcun interesse a partecipare alle iniziative di gruppo, in alcuni casi non utilizza nemmeno i giocattoli, questo potrebbe essere un chiaro sintomo di autismo e spesso sarà accompagnato da episodi di rabbia incontrollabile, aggressività e oscillazione del corpo in movimenti ripetitivi.

Cause dell’autismo

A livello specialistico le ricerche non hanno ancora trovato la relazione specifica tra sintomi e cause, anche se gli esperti sono concordi nell’affermare che si tratta di un disordine genetico che può verificarsi nei primi tre mesi di gravidanza. I ricercatori sono concordi nel confermare che la patologia è una condizione multifattoriale, piuttosto complessa, che esclude l’ipotesi sull’esistenza di un gene specifico relazionato all’autismo.

Attualmente è comprovato che il disordine nel DNA si verifica in alcune aree cerebrali, in particolare il cervelletto, il ponte, i neuroni specchio, che sono quelle coinvolte quando il soggetto deve riconoscere le intenzioni dell’interlocutore e quindi interpretare le emozioni degli altri.

Ad ogni modo sono da escludere le relazioni con le vaccinazioni, questa teoria secondo un recente riesame di oltre mille studi scientifici condotto negli Stati Uniti dall’Istituto United State Institute of Medicine, è stati infatti dichiarata infondata.