Autismo: 10 miti da sfatare

Care mamme,

dopo aver cercato di capire meglio cos’è l’autismo, anche secondo le più recenti indicazioni che arrivano dalla medicina e dalla ricerca, vediamo oggi di sfatare alcuni miti che aleggiano intorno a questo disturbo, riprendendo un interessantissimo articolo di wired.it.

  1. Cause incerte. Benchè non si conoscano con precisione le cause dell’insorgere di fenomeni autistici, da molti anni è certo che la componente genetica sia fondamentale fra il 60 e l’80% dei casi. Altri fattori vanno ricercati nell’età avanzata paterna al momento del concepimento, l’insorgere di infezioni virali nel primo trimestre di gravidanza, l’assunzione di alcuni medicinali, una nascita prematura e un danno perinatale.
  2. Nessuna colpa ai vaccini. Di tanto in tanto torna sotto i riflettori la presunta correlazione fra vaccino trivalente e insorgere dell’autismo. A sconfessare queste teorie mai scientificamente dimostrate ci pensano ogni anno ricerche e studi di enti pubblici di ricerca, che sottolineano come spesso l’autismo colpisca bambini che non sono stati sottoposti alle vaccinazioni proprio per la paura dei genitori.
  3. L’autismo è diagnosticabile solo dopo i 2 anni. Vero in parte, poichè a quell’età il disturbo si stabilizza, ma la diagnosi va riconfermata a distanza di uno o due anni. Studi e ricerche recenti parlano di un’individuazione già intorno ai 18 mesi, o addirittura che parlano di una possibile diagnosi prenatale. La diagnosi precoce rimane comunque fondamentale per aumentare le possibilità di recupero di alcuni deficit.
  4. L’autismo ha solo sintomi comportamentali. In verità sono dimostrate anche valenze biologiche dell’autismo, che non è un disturbo psicologico ma neurobiologico. Attraverso indagini diagnostiche come la risonanza magnetica funzionale è stato per esempio individuato uno sviluppo atipico di alcune reti cerebrali. Spesso inoltre l’autismo è collegato ad altre forme patologiche come l’epilessia, alcune allergie o intolleranze.
  5. Non esiste una curaDall’autismo non è possibile guarire, anche se sono stati messi a punti dei modelli terapeutici combinando diversi approcci che individualmente possono garantire ottimi risultati. Ogni paziente va seguito costantemente e bisogna rimodulare gli interventi.
  6. Gli autistici non provano empatia. Le persone affette da autismo percepiscono le emozioni di base, come l’esser felici, tristi o arrabbiati, mentre hanno qualche problema a relazionarsi con le emozioni più complesse, come l’imbarazzo, la vergogna. Non è vero però che non provano emozioni, solo trovano modi diversi di esprimersi anche non verbalmente.
  7. Non sentono il bisogno di avere amici. Spesso l’autismo interferisce con le relazioni interpersonali, questo anche perchè la difficoltà a percepire alcuni stati emotivi rende più difficile i rapporti con loro. Ma non tutti però vogliono stare da soli. Alcuni amano essere abbracciati e coccolati.
  8. Tutti gli autistici sono geni. Circa il 50% o addirttura il 60% delle persone affette da autismo soffre di ritardi mentali, la restante percentuale in media ha un QI intorno a 100 ed esistono, infine, alcuni casi particolari, persone molto intelligenti, che hanno un quoziente intellettivo superiore alla media, anche di 140, ma con dati statistici che rispecchiano il resto della popolazione.
  9. Non sono in grado di affrontare l’imprevisto. Molti soggetti autistici non riescono a relazionarsi con l’imprevisto, proprio per questo la maggior parte delle terapie è rivolta a migliorare la capacità di prevedere cioè che sta per succedere.
  10. Gli autistici non vogliono il contatto fisico e sono disinteressati al sesso. Dipende da paziente a paziente. C’è chi non sopporta di essere toccato e chi, invece, adora essere accarezzato e abbracciato, mentre per quanto riguarda il sesso non è assolutamente vero che le persone autistiche non ne sono interessate. Purtroppo il loro stesso disagio a volte interferisce nelle relazioni al di fuori della cerchia famigliare, anche a causa della difficoltà ad interpretare le emozioni altrui e le loro.

A cura di Manuela Boschetti

(Fonte immagini: pixabay.com)