Anemia in gravidanza come si manifesta

Durante la gravidanza si possono avere vari disturbi che possono mettere a rischio il parto o la gravidanza stessa. Uno di questi è l’anemia, che può presentarsi con sintomi ingannevoli, non specifici della malattia.

All’inizio della sua comparsa, infatti, la malattia può presentarsi con sintomi che possono essere confusi con quelli che accompagnano una normale gravidanza. È importante quindi prestare attenzione ad eventuali segnali che potrebbero essere dei campanelli d’allarme.

Come si manifestano i sintomi dell’anemia in gravidanza

I sintomi di anemia durante la gravidanza, che si presentano con più frequenza, sono diversi:

  • tachicardia
  • battito cardiaco irregolare
  • abbassamento della temperatura corporea
  • sensazione di stanchezza o debolezza
  • lieve dispnea
  • mal di testa
  • vertigini
  • pallore di labbra e unghie
  • dolore toracico
  • difficoltà di concentrazione
  • irritabilità
  • scontrosità e generale nervosismo

La presenza di questi disturbi nella mamma, possono ripercuotersi in importanti sofferenze anche per il feto.

Per questo è importante effettuare tutti i controlli prescritti dal medico e previsti durante le fasi dello sviluppo prenatale.

I controlli necessari per la diagnosi

Gli esami di laboratorio necessari a rilevare un’eventuale presenza di anemia in gravidanza sono quelli del sangue. Nello specifico, l’emocromo permette di rilevare l’andamento delle piastrine, possibile emoglobina bassa, numero di globuli bianchi, i reticolociti e la quantità di globuli rossi nel plasma.

Controllate anche LDH, da non confondere con il colesterolo, per vedere e valutare insieme al medico il suo andamento.

La diagnosi, come detto, viene fatta inizialmente con un emocromo completo del sangue per determinare il valore di ematocrito misurandone il valore plasmatico. Successivamente si visiona se vi è una carenza di ferro nell’organismo.

Altro parametro preso in considerazione è il volume corpuscolare medio, che dà indicazioni sulla dimensione dei globuli rossi per definire se si è in presenza di un’anemia microcitica o di una anemia macrocitica. Inoltre si procede con la rilevazione dei livelli di B12 e di folato, e l’’elettroforesi dell’emoglobina.

I rischi per mamma e bambino

L’anemia in gravidanza non va sottovalutata poiché considerata importante fattore di rischio per la salute della madre e del feto. Nella peggiore delle ipotesi la mamma può anche arrivare al decesso e il bambino potrebbe nascere prematuro e con un basso peso alla nascita.

I rischi molto seri per il nascituro possono anche essere a carico della colonna vertebrale o al tubo neurale. Potrebbero sorgere altre complicanze come la necessità di trasfusioni di sangue, di plasma o emoderivati o la presenza di infezioni dopo il parto.

Altra seria complicanza psicologica per le neomamme è la comparsa di una severa forma di depressione post partum.

È indispensabile eseguire tutti gli esami previsti nei 9 mesi di gravidanza . Sebbene un disturbo del sangue come l’anemia venga diagnosticato nei primissimi mesi, può capitare che l’insorgenza si verifichi a gravidanza avanzata.

Trattamento e prevenzione

Per il trattamento durante l’anemia in gravidanza, possiamo iniziare da una dieta specifica. Gli alimenti raccomandati sono quelli ad alto contenuto di ferro, vitamina B12 e l’acido folico.

Gli alimenti per prevenire l’anemia in gravidanza più adatti sono:

  • la carne rossa come il manzo o anche quella di cavallo
  • legumi come lenticchie, fagioli
  • verdure a foglia verde
  • i cereali
  • il tonno, le sardine o anche il merluzzo, (non deve essere pesce crudo)
  • prodotti lattiero-caseari
  • i cereali
  •  le uova.

Insieme ai cibi che contengono ferro, consigliamo anche quelli che ne aiutano l’assimilazione come kiwi, arance, pompelmi, mandarini, tutti ad alto contenuto di vitamina C.

Consultate sempre il medico di base che vi consiglierà anche una terapia ad uso orale per integrare il ferro durante la gravidanza e l’acido folico.

In una situazione di malattia particolarmente grave si ricorre a trasfusioni di sangue o alla plasmaferesi, una procedura terapeutica che prevede il “lavaggio del sangue”. In caso di necessità si deve passare al ricovero in ospedale.

Un buon centro di ematologia vi aiuterà a comprendere l’entità del problema e di quale patologia sanguigna potreste soffrire. In Italia ci sono molti validi e rinomati centri ematologici con diverse specializzazioni, come quelli a Roma, Pescara, Milano e Padova.