Arriva un barlume di speranza per le tante aspiranti mamme affette dall’infertilità uterina assoluta, patologia che ostacola il naturale svolgimento della gravidanza. Oppure problemi legati all’età, ad esempio.
La gioia di poter avere un bambino potrebbe concretizzarsi grazie all’intenso lavoro del dottor Mats Brännström, dell’ospedale universitario Sahlgrenska di Göteborg, in Svezia. Lo scienziato porta, infatti, avanti da 15 anni studi sul trapianto di utero. Secondo quanto riferito al congresso annuale della società europea di riproduzione umana ed embriologia di Monaco, tra fine 2014 e inizio 2015, potrebbero esserci i primi bambini nati dopo un trapianto di utero.
Il dottor Brännström puntualizza che si tratta d’interventi lunghi e delicati, sia per chi riceve l’organo e sia per chi lo dona; tendenzialmente, quest’ultime sono mamme o sorelle delle pazienti riceventi. Ad oggi, vanno ancora risolti eventuali problemi legati all’immunosoppressione, due uteri sui nove trapianti effettuati sono stati rimossi. In ogni caso, è un’ottima base di partenza per tutte quelle donne che soffrono nel mondo d’infertilità. Secondo gli ultimi dati, ne soffre, infatti, una donna su 500 nel mondo e più di 150.000 in Europa.
Fasi sperimentali
I primi esperimenti sono stati effettuati sui topi. Dopo i primi riscontri si è passato ai maiali, alle pecore e ai babbuini che hanno una fisiologia simile alla nostra. Terminata la fase animale, si è passato alla sperimentazione sulle pazienti. Ovviamente, prima di intraprendere un passo così importante, si sono attesi i permessi del comitato etico dell’ospedale. La procedura ha previsto per le pazienti una fertilizzazione in vitro e, successivamente, il congelamento degli embrioni, da qui si e poi passati al trapianto. Il tempo del prelievo sulle pazienti donatrici è stato considerevolmente lungo. Dalle 10 alle 13 ore d’intervento, rispetto alla durata, decisamente inferiore, di un’isterectomia che prevede 45 minuti di sala operatoria. Come già riferito, la scelta delle donatrici ricade, tendenzialmente, su mamme e sorelle delle riceventi, che hanno portato avanti gravidanze normali e con Bmi (indice di massa corporea) minore di 28.
I primi risultati
I primi risultati riguardano donne tra 27 e 38 anni, non fumatrici, in salute e con Bmi tra 21 e 25 con mestruazioni regolari in sette casi dal secondo mese dall’impianto. Due uteri rimossi per complicanze, uno dopo tre mesi e mezzo per un’infezione resistente agli antibiotici e l’altro per una trombosi bilaterale a tre giorni dall’intervento. Da riferire anche una complicanza per una delle donatrici, con una fistola uretero-vaginale a dieci giorni dall’intervento.
Questo è solo l’inizio, si attendono con ansia le prime nascite di bambini nati a seguito di questo intervento. La speranza è che tutto proceda nel migliore dei casi così da fornire a tutte le donne che lo sentono vivo nel cuore, la gioia di portare dentro di sé il proprio bambino.
(fonte foto: pixabay.it)