Uno degli elementi fondamentali del metabolismo nutrizionale non sono né le vitamine, né i minerali, né le molecole. È il nostro rapporto con il cibo. Questo è un concetto che come neo mamma devi sapere per perdere peso dopo il parto.
È la somma totale dei nostri più reconditi pensieri e sentimenti su quello che mangiamo, che crea alla fine un potente effetto placebo. Questo rapporto con il cibo è così profondo che rivela ogni cosa. Il grande poeta Sufi Rumi osservò una volta: “L’uomo sazio e l’uomo affamato non vedono la stessa cosa quando guardano un pezzo di pane“. E Al Capone, noto gangster, astutamente osservò: “Quando vendo del liquore, si chiama contrabbando. Quando i miei clienti lo servono su vassoi d’argento, si chiama ospitalità”. Infatti, come ognuno pensa al mangiare è così profondamente relativo che se un gruppo di noi sta guardando lo stesso piatto di cibo, non esiste uno che vede la medesima cosa, né tanto meno che metabolizzi allo stesso modo.
Se stiamo guardando un piatto di pasta, pollo e insalata, una donna – come una neomamma che vuole perdere peso dopo la gravidanza – potrebbe vederci calorie e grassi. Lei risponderebbe favorevolmente all’insalata o al pollo ma avrebbe timore per la pasta. Un atleta che cerca di aumentare la massa muscolare potrebbe guardare allo stesso pasto e vedervi la proteina. Lui si concentrerebbe sul pollo e ignorerebbe gli altri alimenti. Un vegetariano puro potrebbe trovare sgradevole la vista di un animale morto e non toccherebbe nulla di quello che si trova nel piatto. Un allevatore di pollame, d’altra parte, probabilmente sarebbe orgoglioso di vedere un buon pezzo di carne. Un convalescente, che sta cercando di guarire da una malattia attraverso la dieta, ci potrebbe vedere o una potenziale medicina o un potenziale veleno, secondo se quel cibo sia ammesso o no dalla sua dieta. Uno scienziato che studia i nutrienti contenuti negli alimenti vedrebbe un insieme di sostanze chimiche.
Ciò che è sorprendente è che ognuno di questi mangiatori metabolizzerà questo stesso pasto in modo diverso in risposta ai propri pensieri. In altre parole, ciò che pensiamo e sentiamo circa un alimento può essere un importante fattore determinante del suo valore nutrizionale, e del suo effetto sul peso corporeo come i nutrienti stessi.
Suona incredibile? Ecco un accenno su come funzioniamo.
Come mangia il nostro cervello
L’autostrada dell’informazione del cervello, il midollo spinale e i nervi, è come un sistema telefonico attraverso il quale la mente comunica con i tuoi organi digestivi. Immagina che stai per mangiare un cono gelato. Il concetto e l’immagine di quel gelato avviene al centro superiore del cervello – la corteccia cerebrale. Da lì le informazioni sono inoltrate elettrochimicamente al sistema limbico, che è considerato la parte “bassa” del cervello.
Il sistema limbico regola le emozioni e le principali funzioni fisiologiche quali fame, sete, temperatura, desiderio sessuale, frequenza cardiaca e pressione sanguigna. All’interno del sistema limbico c’è una raccolta di tessuti piccoli come un pisello noto come l’ipotalamo, che integra le attività della mente con la biologia del corpo. In altre parole, prende gli input sensoriali, emotivi, il pensiero e traduce queste informazioni in risposte fisiologiche. Questo è a dir poco un miracolo. Di questo bisogna essere consapevoli, specie chi vuole perdere peso dopo il parto perché non ha bisogno di metodi innaturali ma solo di credere al miracolo della propria natura, che da sola è già riuscita a concepire un’altra creatura.
Se il gelato è del tuo gusto preferito – ad esempio, cioccolato – e lo mangi con immensa gioia, l’ipotalamo modula questo input positivo inviando segnali di attivazione attraverso le fibre nervose parasimpatiche alle ghiandole salivari, esofago, stomaco, intestino, pancreas, fegato e della cistifellea. La digestione sarà stimolata e avrete una ripartizione metabolica più completa del gelato e brucerai le calorie in modo più efficiente.
Se ti senti in colpa per mangiare il gelato o giudichi te stesso perché lo mangi, l’ipotalamo trasmetterà questo input negativo e invia segnali lungo le fibre simpatiche del sistema nervoso autonomo. Questo innesca risposte inibitorie negli organi digestivi, che significa che potrai mangiare il tuo gelato, ma non lo metabolizzerai completamente. Può rimanere nel tuo sistema digestivo più a lungo, il che può diminuire la popolazione dei batteri intestinali sani e aumentare il rilascio di sottoprodotti tossici nel flusso sanguigno.
Inoltre, segnali inibitori nel sistema nervoso possono diminuire l’efficienza brucia-calorie tramite un aumento dell’insulina e del cortisolo, che fa memorizzare il tuo senso di colpa verso il gelato come grasso corporeo. Così i pensieri che hai circa il cibo che mangi diventano realtà nel tuo corpo attraverso il sistema nervoso centrale.
Il cervello non distingue tra un reale fattore di stress o uno immaginato. Se sei seduta in una stanza da sola, felice e contenta e inizi a pensare a quel ragazzo sbagliato di tanti anni fa – e se quella storia rappresenta ancora un peso – il corpo si mette nello stato fisiologico dello stress, con un aumento della frequenza cardiaca e della pressione arteriosa, seguito da una diminuita funzione digestiva.
Qualsiasi senso di colpa sul cibo, considerato peccato per il corpo, o giudizio sulla salute sono considerati fattori di stress dal cervello e sono immediatamente trasdotti nei loro equivalenti elettrochimici nel corpo. Tu potresti mangiare il pasto più sano del pianeta, ma se hai per la testa pensieri tossici la digestione degli alimenti va giù e il metabolismo dei grassi di deposito può salire. Allo stesso modo, potresti assumere un pasto nutrizionalmente contestato, ma se la testa e il cuore sono nel posto giusto, il potere nutritivo degli alimenti aumenta.
L’ingrediente Placebo nel piatto
Per apprezzare pienamente il potere della mente sul metabolismo, diamo uno sguardo fresco a uno dei più convincenti fenomeni nella scienza: l’effetto placebo. Ecco un esempio di questa forza straordinaria.
Nel 1983, i ricercatori medici stavano testando un nuovo trattamento chemioterapico. Un gruppo di malati di cancro ricevettero il farmaco effettivamente testato mentre un altro gruppo ricevette un placebo – un falso innocuo, una sostanza chimica inerte. Come forse sai, le aziende farmaceutiche sono tenute per legge a testare tutti i nuovi farmaci contro un placebo per determinare la reale efficacia del prodotto in questione.
Nel corso di questo studio, nessuno ci pensava due volte perché il 74 per cento dei malati di cancro sottoposti a vera chemioterapia erano esposti a uno dei più comuni effetti collaterali di questo trattamento: perdevano i loro capelli. Eppure, dato piuttosto notevole, 31 per cento dei pazienti sottoposti alla chemioterapia con il placebo – un’iniezione di acqua salata inerte – ebbe un interessante effetto collaterale: anche loro persero i loro capelli. Tale è il potere dell’aspettativa. L’unico motivo per il quale quei pazienti con placebo persero i capelli è perché credevano che questo sarebbe accaduto. Come molte persone, associarono la chemioterapia al diventare calvi.
Se il potere della mente è abbastanza forte da far sì che i nostri capelli cadano quando prendiamo un placebo, cosa accade quando pensiamo dentro di noi “Questa torta è da ingrasso, io davvero non la dovrei mangiare” o “Io mangio questo pollo fritto, ma so che è un male per me” o “Godo nel mangiare l’insalata, perché è davvero salutare“?
Certamente io non sto dicendo che possiamo mangiare veleno senza alcun danno, credendo che sia bene per noi. Sto suggerendo che ciò in cui noi crediamo riguardo a qualsiasi sostanza che consumiamo può fortemente influenzare come influisce sul corpo.
Un nuovo studio pubblicato su Evolution and Human Behaviour potrebbe aiutarci a comprendere meglio perché talvolta è davvero efficace (scopri anche come funziona).
L’effetto Nocebo, opposto al Placebo
L’effetto negativo di una sostanza su un sintomo o una malattia indipendentemente dalla sua specifica efficacia è chiamato nocebo (il futuro del verbo latino nocere, letteralmente “nuocerò”).
Ogni giorno, milioni di persone, mangiano e bevono mentre hanno pensieri forti e convincenti riguardo al loro pasto.
Consideriamo alcuni alimenti ai quali si danno forti associazioni sia negative sia positive:
- “Il sale alzerà la mia pressione sanguigna”.
- “Il grasso mi farà più grasso”.
- “Lo zucchero mi rovinerà i denti”.
- “I carboidrati mi fanno ingrassare”.
- “Non posso trascorrere la giornata senza la mia tazzina di caffè”.
- “Questa carne farà alzare il mio livello di colesterolo”.
- “Questo calcio fortificherà mie ossa”.
- “La verdura purifica”.
- “Se bevo tanta acqua mi fa bene”
In una certa misura, molte di queste affermazioni possono essere vere, in base alle quantità. Ma c’è la possibilità che noi stiamo influenzando questi effetti? E se questi effetti sono il risultato innescato dal mangiare questi cibi, riesci a vedere come possiamo peggiorare o migliorare quei risultati con la potenza delle nostre aspettative?
Se crediamo fermamente che un’azione o una sostanza abbia un effetto sull’organismo, molto probabilmente otterremo qualche risultato misurabile.
L’effetto placebo non è raro e insolito. Il suo effetto è noto. I ricercatori hanno stimato che tra il 35 e il 45 per cento di tutte le prescrizioni farmacologiche devono la loro efficacia al potere placebo e che il 67 per cento di tutti i farmaci senza prescrizione, come rimedi per mal di testa, farmaci per tosse e soppressori dell’appetito, sono anch’essi basati sull’effetto placebo. In alcuni studi la risposta al placebo sale fino al 90%.
Mi stupisce che siano molto pochi nella comunità scientifica che hanno reso evidente la connessione tra il potere placebo e il modo in cui ci nutriamo. Questo potere è integrato nel processo nutrizionale. Non siamo solo ciò che mangiamo ma come lo mangiamo e con che aspettative. È profondamente presente ogni giorno e ogni volta che mangiamo. Ciò in cui crediamo è alchemicamente tradotto nel corpo attraverso le vie nervose, il sistema endocrino, la circolazione, la rete immunitaria e digestiva.
Un curioso esperimento ha misurato la reazione di alcuni soggetti al caffè.
A tre gruppi di persone è stato somministrato rispettivamente caffè normale, decaffeinato e decaffeinato presentato come normale caffè con caffeina. A tutti i soggetti sono stati misurati i parametri fisici (pressione, frequenza cardiaca…) e le reazioni (attenzione, reattività) del corpo. I parametri sono aumentati significativamente solo nel gruppo che ha assunto caffè decaffeinato ma convinto di bere caffè normale. La mente è stata più efficace della chimica.
Le mamme che riempiono i bambini di granuli omeopatici (semplice zucchero) convinti di curarli “davvero” li vedono stare meglio. Ma è tutto ciò che ci circonda che contribuisce può avere un effetto placebo, non solo una sostanza assunta come se fosse un farmaco. Anche le carezze, la voce, la musica, il rilassamento, per questo il fenomeno è studiato da decenni con risultati a volte incredibili.
Riesci a vedere l’importanza del tuo mondo interiore, quando si tratta di metabolizzare un pasto? Sei pronta a sederti a tavola più felice e più rilassata? Puoi allattare con le carezze, con la voce e i suoni che influenzeranno il nutrimento del tuo piccolo?
Se vuoi approfondire vedi l’interessante video del medico inglese Ben Goldacre.
Mi piacerebbe sentire i tuoi pensieri e le tue intuizioni. Condividi la tua storia circa il potere della mente nell’influenzare gli effetti positivi di ciò che mangi.
Per ulteriori approfondimenti, leggi anche gli altri miei articoli:
- Dimagrimento post parto: possiamo controllare la fame emotiva?
- Come attivare il metabolismo per perdere peso dopo la gravidanza
- Perché il piacere funziona anche per perdere peso?
Psicologo e psicoterapeuta
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