Quella arrivato poco fa da Stoccolma (l’annuncio è stato dato al Karolinska Institutet) è certo una notizia che farà piacere alle tante donne che desiderano diventare mamme ma che sanno di avere poche possibilità “naturalmente”.
È stato infatti appena reso noto il vincitore del Nobel per la Medicina, assegnato quest’anno a Robert Edwards, lo scienziato inglese, pioniere della fecondazione in vitro. Edwards ha surclassato i ben più favoriti Shinya Yamanaka, ricercatore giapponese che è riuscito ad ottenere le cellule staminali utilizzando del normale tessuto epidermico; Ernest McCulloch e James Till scienziati canadesi che per primi negli anni Settanta identificarono proprio le cellule staminali; e il padre della clonazione, lo scienziato britwannico, John Gurdon.
Anche nella motivazione del riconoscimento si ricorda che fu proprio Robert Edwards, 85 anni oggi professore emerito all’Università di Cambridge, il pioniere di una tecnica che ha favorito un enorme cambiamento socio culturale e che ha consentito fin dalle prime applicazioni nel 1978 (anno di nascita della prima bimba “in vitro” Louise Brown) di far nascere circa 4 milioni di persone.
Favorevoli o contrari al procedimento della fecondazione assistita è indubbio che la sua scoperta ha avuto enormi ricadute sulla società: dal turismo procrativo all’estero alla possibilità di diventare mamme anche in età più avanzata, fino alle problematiche emerse più di recente, come il diritto dei figli nati dalla provetta di conoscere i genitori biologici.
Nato a Manchester, in Gran Bretagna nel 1925, Edwards dopo aver combattuto la seconda Guerra Mondiale studiò biologia prima negli Stati Uniti e poi in Scozia. Divenuto ricercatore dell’istituto Nazionale per la Ricerca Medica e Londra nel 1958, a partire dal 1963 iniziò a lavorare alla fecondazione assistita assieme al collega ginecologo Patrick Steptoe, dedicandosi all’embriologia. Fu per molti anni il direttore del primo centro al mondo per la fecondazione assistita, nella clinica Bourn Hall.