Tornare al lavoro dopo la maternità: non più solo una scelta di autoaffermazione e indipendenza, ma una vera a propria necessità anche per chi ha un marito o un compagno, in quanto oggi il costo della vita è talmente alto da rendere impossibile vivere con un solo stipendio (in molti casi, anche precario). Eppure il ritorno in ufficio sembra diventato un vero e proprio miraggio: ben il 45% delle mamme, dopo il parto, decide di rinunciare al lavoro e dedicarsi completamente alla famiglia.
Non si tratta di una scelta libera e consapevole, dettata dall’amore per il bambino e dalla volontà di vederlo crescere in ogni momento, ma di una scelta obbligata, causata dai mille ostacoli sulla strada di ritorno in ufficio. Ostacoli che penalizzano due volte perché oltre a vedersi nuovamente relegata al solo ruolo di moglie e mamma, la donna deve anche fare i conti con le difficoltà economiche che inevitabilmente insorgono quando in una famiglia viene meno la metà degli introiti ma aumentano a dismisura le spese (per allevare un bambino non basta l’amore: occorrono pannolini, passeggini, vestiti… tutte cose che vanno comprate e i negozianti chiedono soldi, non si accettano pagamenti in amore materno).
Che si tratti di un obbligo di fatto lo dimostrano gli altri dati raccolti dall’ISFOL (Istituto per lo Sviluppo e la Formazione Professionale dei Lavoratori) il 55% delle mamme non coniugate e non conviventi dichiara di essere inattiva “non per propria scelta”. Non solo: la metà delle donne che sceglie di rimanere a casa si dichiara disposta a rientrare nel circuito lavorativo con un part time; l’Istituto, inoltre, individua la causa della rinuncia femminile in un sistema di welfare insufficiente a venire incontro alle esigenze della società. Enormi le differenze tra i livelli di scolarizzazione: solo il 21% delle donne laureate resta senza lavorare, mentre la percentuale sale al 69% nelle donne con la sola licenza elementare. I motivi di interruzione dell’attività lavorativa sono diversi ma il 17% è dovuto alla scadenza di un contratto a termine (casualmente, nel periodo della maternità: quando si dice la coincidenza…) e il 12,6% il licenziamento. Ma in un momento di crisi come questo, ha senso rinunciare praticamente a un quarto della forza-lavoro del Paese?
2 Comments
Giulia
Risulta molto più semplice seguire i figli e anche il lavoro quando si ha un compagno che ci aiuta ogni giorno
aliko
rimango davvero stupita da questa percentuale: il 45% delle mamme lascia il lavoro dopo aver avuto un bambino. Non pensavo che così tante mamme si siano trovate nel bivio: continuo o non continuo.