Rientro al lavoro, inserimento all’asilo, mare con i nonni, weekend di relax solo per genitori…i motivi che possono portare ad un temporaneo distacco tra genitori, mamma in particolare, e bambino possono essere diversi e, prima o poi, comunque inevitabili.
Con la stessa inevitabilità (o, per lo meno, con molta molta frequenza) si possono verificare strazianti scene di rifiuto da parte dei nostri figli, che si aggrappano a noi e non vogliono lasciarci andare, con una tale disperazione che ogni volta crediamo che il nostro cuore non reggerà.
Verso gli otto mesi di vita, il bambino comincia a vivere in modo più drammatico il distacco dalla mamma. A questa età, infatti, il bambino inizia a individuare se stesso come un’entità separata dalla madre, il che è sicuramente una conquista importante, ma che porta con sé ansie e paure, in primis quella che la mamma, se se ne va, possa non ritornare mai più.
La stessa grande paura si ripresenterà spesso nella vita del bambino, anche quando sarà più grande, anzi, proprio in relazione alla crescita e alla sua volontà di affermare la propria indipendenza. Ad ogni nuova conquista, infatti, nel bambino convivono due sentimenti opposti: da un lato il coraggio e la sicurezza in se stesso per la nuova conquista (i primi passi ad esempio), dall’altro il bisogno di rassicurazioni e di una “dose” di fiducia nelle proprie capacità che solo la mamma può dare (come quando, dopo i primi passetti, torna dalla mamma per un abbraccio, per poi ripartire con rinnovata energia). Per questo motivo, è facile capire quanto possa sentire nostalgia della sua presenza, quando non c’è.
Imparare a gestire e a superare l’ansia della separazione è fondamentale per la sua maturazione come individuo, necessario per diventare una persona indipendente e consapevole. E questo lo può fare solo acquisendo la certezza nel fatto che la mamma lo amerà sempre, ci sarà sempre per lui e che non lo lascerà per niente al mondo. E, soprattutto, che per ogni assenza ci sarà sempre un ritorno: la sicurezza in questo rapporto sarà fonte per lui di rassicurazione continua, che gli darà forza per diventare sempre più autonomo e per abituarsi a stare con altre persone e a socializzare senza drammi. Infatti, se rimanessimo sempre con lui senza lasciarlo mai nella speranza di attenuare le sue paure, commetteremmo un grave errore perché gli negheremmo la possibilità di capire questo concetto fondamentale trasmettendogli, al contrario, il messaggio che senza di noi non può farcela.
Vediamo insieme qualche consiglio che può aiutarvi a riuscire nell’impresa!
- non cercate di sminuire la sua tristezza, ma accettatela in quanto degna di essere presa sul serio. Il bambino si sentirà così compreso nel suo dolore e questo lo aiuterà a percepire con forza il vostro messaggio di fiducia
- non andatevene mai di nascosto, mentre lui è impegnato in un gioco o distratto da altre persone. Otterrete infatti l’effetto contrario, perché se il bambino percepisce che i genitori possono scomparire da un momento all’altro, tenderà ad attaccarsi morbosamente a loro per non rischiare che svaniscano nel nulla. Non bisogna essere vigliacchi sfuggendo al problema, ma affrontare il suo pianto e rassicurarlo sul fatto che mamma e papà torneranno da lui
- come per la nanna, anche per i saluti può essere utile stabilire un rituale (magari una canzoncina) che infonda sicurezza al bambino e la sensazione di poter controllare quello che sta succedendo
- non prolungate all’infinito i saluti: siate comprensivi e prendetevi sempre il tempo per consolarlo ma mostratevi decisi. I vostri tentennamenti non faranno altro che aumentare l’insicurezza nel bambino
- festeggiate con lui il vostro ritorno: stabilite un rituale anche per il ricongiungimento, dedicando a vostro figlio un po’ di tempo solo per lui. Lo ripagherà per il tempo trascorso senza di voi.
Purtroppo un consiglio per evitare che il pianto di vostro figlio non vi spezzi il cuore non l’abbiamo, ma speriamo che quelli che vi abbiamo dato possano aiutarvi a renderlo di volta in volta meno penoso! In bocca al lupo!