Insegnare nuoto ai bambini

Siete “gente di città”; vivete perennemente di corsa passando dalla casa all’ufficio al supermercato (e ritorno). I vostri figli hanno una vita speculare alla vostra: casa, asilo o casa dei nonni, supermercato (e ritorno). La cosa più simile a un ambiente naturale con cui entrano a contatto abitualmente è il parco pubblico. Sono abituati a pensare che le galline covano le uova già nella confezione di cartone da sei (è più facile sedersi sopra) e che per far scendere il latte nelle mammelle della mucca occorra darle da mangiare una monetina da 50 cent. (esempi reali gentilmente forniti  da una maestra di scuola d’infanzia in pensione).

C’è da stupirsi se questi bambini, a contatto con le onde del mare, dimostrano apprensione o addirittura paura? Naturalmente no! E’ anzi perfettamente comprensibile. Ma insegnare a un figlio a nuotare o ad andare in bicicletta, si sa, è una grande soddisfazione per un genitore, in particolare per i papà, soprattutto se sono originari di località marine. E allora eccoli insistere dolcemente:  “su, forza, non ti accadrà nulla, lasciati andare, muovi il braccio così, metti le gambe più alto…” generalmente finisce con una crisi di pianto, non specifichiamo di chi…

Certo, per un bambino di città che ha già superato i 5 anni l’ideale è frequentare un corso di nuoto: si troverà davanti persone esperte di scienze motorie che sapranno insegnarli i movimenti giusti (e anche una certa disciplina, cosa più difficile se si hanno davanti mamma e papà). Ma se non volete rinunciare alla soddisfazione di dare voi il “battesimo dell’acqua marina” ai vostri bimbi, possono  esservi utili questi piccoli consigli:

1-      Non abbiate fretta: non forzate i bambini ad entrare nell’acqua, il mare esercita un fascino naturale sull’Uomo, lasciate che accada naturalmente

2-      Iniziate con dei piegamenti semplici dove “si tocca”, mettendo anche la testa sott’acqua. Prendetela come un gioco, anche voi avrete cominciato “facendo ciao” agli amici sott’acqua

3-      Il trucco, per far salire le gambe, è far scendere il più possibile le spalle sott’acqua. Ecco perché è importante vincere la paura di “mettere la testa sotto” prima di ogni altra cosa: se il bambino è bloccato, i movimenti non gli riusciranno mai.

4-       Fategli appoggiare le mani sulle vostre spalle, e tenendogli il busto aiutatelo a scendere sott’acqua con le spalle e a distendere le gambe. Così potrà cominciare a sbattere le gambe facendo gli “spruzzi” che ai bambini piacciono tanto

5-      Iniziate a staccarvi e continuate a  sostenerlo, cominciando anche a muovervi. Il bambino prenderà fiducia.

6-      Fategli pure usare i braccioli, lo aiuteranno a sentirsi più sicuro e a imparare a gestire con più sicurezza i movimenti delle gambe. Quando vedete che ha ormai preso confidenza con l’acqua, toglietegli prima il bracciolo sinistro e poi anche quello destro (il contrario, ovviamente, se il bambino è mancino).

7-      Non  pretendete di avere davanti la Pellegrini dopo un’estate! In fondo la cosa importante è che si diverta e impari uno sport che non solo migliora la psicomotricità ma consente un contatto unico con la natura.