I disturbi alimentari possono anche essere curati in casa.

Ora i disturbi alimentari si possono curare a casa con il metodo Maudsley.


Il Metodo Maudsley, che ha adottato Brown Harriet, scrittrice e giornalista del New York Times, per aiutare la figlia Kitty a uscire dall’anoressia , prende il nome dall’ospedale inglese dove è stato sviluppato  negli anni 80, il Maudsley Hospital  del King’s College di Londra. E’ un metodo scientificamente accettato rivolto ai genitori  di pazienti minori con anoressia  per cercare di evitare il ricovero. Ma vediamo come funziona.
I parenti del malato vengono invitati a modificare gli abituali schemi di relazione all’interno del nucleo familiare. In molti casi i genitori si addossano le colpe come se fossero i principali responsabili di quanto sta accadendo ma, in realtà, i disturbi alimentari non sono mai causati da un unico fattore, quindi mamma e papà non dovrebbero colpevolizzarsi.


Occorre parlare in casa del problema senza mai negarlo o sottovalutarlo, ma nemmeno facendolo diventare l’unico argomento di conversazione. Diventare troppo protettivi non è utile perché si rischia che la persona non riesca a sviluppare abilità e autonomia  necessarie a guarire. Costringere a mangiare è un altro errore, il risultato è una ribellione e i disturbi peggiorano.
Bisogna poi cercare di non far trapelare il senso di impotenza, che farebbe sentire il malato anoressico in colpa.


Va trovato il giusto equilibrio tra emotività e controllo, mostrandosi disponibili  ad ascoltare e incoraggiando, senza forzare le tappe  del percorso  di guarigione.
Ci sono però dei limiti, infatti il metodo Meudsley, è adatto solo ad anoressici giovani, che abbiano una famiglia disponibile a essere coinvolta nel trattamento e che abbiano una malattia allo stato iniziale.


I centri specializzati in Italia sono diversi:
www.casaperlasalutedellamente.it
www.villamiralago.it
www.disturbialimentari.info
www.villapini.it
Asp Potenza
Asl2 Savonese
Asl2 dell’Umbria

Immagine tratta da si24.it