Figlicidio e sindrome di Medea: madri che uccidono i figli

Posted By: Valentina Coppola No Comments

Care mamme,

purtroppo i fatti di cronaca riportano ciclicamente all’attenzione dell’opinione pubblica il tema del figlicidio, un fatto chiaramente contro natura che ci mostra il lato oscuro dell’essere mamma, la “madre cattiva” che a un certo punto della sua vita decide di mettere fine all’esistenza dei suoi figli.

Questo comportamento ha un nome ben preciso in ambito psichiatrico: complesso o sindrome di Medea. Il riferimento, come ben potete immaginare, è alla Medea di Euripide, la tragedia greca che racconta la storia di una donna che non potendo sopportare il tradimento e l’abbandono da parte del suo compagno sceglie di vendicarsi uccidendo i loro figli.

Le motivazioni dietro il figlicidio: qualche riflessione

Le motivazioni che possono portare una madre a uccidere il proprio figlio possono essere davvero tante.

Si arriva ad uccidere per vendicarsi contro il coniuge, come nel caso di Medea, ma anche in presenza di figli indesiderati il cui arrivo ha determinato la scissione tra l’essere donna e l’essere madre. In questo secondo caso la maternità viene vissuta come un peso; come qualcosa di destabilizzante nella propria vita e di impossibile da accettare perché caratterizzata da una rinuncia dopo l’altra.

Un’altra motivazione è quella che prende forma attraverso il cosiddetto omicidio compassionevolesi commette figlicidio per salvare i propri figli da un futuro fatto di infelicità ed estrema sofferenza.

In questo caso, le madri possono uccidere per salvare i loro figli da problemi economici, sofferenza fisica legata alla presenza di malattie incurabili: “Ti uccido perché sono malata e quando morirò nessuno si prenderà cura di te”, oppure “Ti tolgo la vita perché diventerai una donna e, come me, sei destinata a soffrire”, oppure ancora “Ti uccido perché sei affetto da una gravissima malattia e desidero alleviare le tue sofferenze”.

Queste sono soltanto alcune delle cause che possono portare una madre al figlicidio, e tutte sembrano avere come base il senso di onnipotenza che alcune donne avvertono nei confronti dei propri figli.

Io ti ho messo al mondo, io ti ci tolgo” oppure “Io ti ho dato la vita, io posso togliertela”: frasi come queste riassumono bene il senso di questo loro atteggiamento. Queste mamme, infatti, diventano giudici supremi della vita dei loro bambini assumendo su di sé il potere di decidere sulla loro vita e sulla loro morte.

Se esiste un lato oscuro dentro tutti noi, a volte, l’essere madre sembra avere il potere di riuscire a farlo emergere in tutta la sua violenza.

Voi cosa ne pensate?

(foto: Anna – Flickr)